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Leucoencefalopatia multifocale progressiva dopo somministrazione di Natalizumab: la plasmaferesi può non offrire vantaggi, anzi essere dannosa


Uno dei farmaci impiegati nella sclerosi multipla recidivante remittente, la forma più frequente, è Natalizumab ( Tysabri ), un anticorpo monoclonale capace di diminuire la risposta immunitaria.
In circa un caso su mille, però, i pazienti trattati con questa molecola, proprio a causa dell’abbassamento delle difese immunitarie, sviluppano una grave infezione cerebrale, la leucoencefalopatia multifocale progressiva.
Il trattamento più diffuso consiste nell’eliminare dal sangue il farmaco nel modo più veloce possibile, filtrandolo mediante la plasmaferesi.

Una ricerca condotta dall’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli ( IS ), in collaborazione con Università italiane e con gli Spedali Civili di Brescia, ha mostrato come la plasmaferesi potrebbe non avere concreti effetti positivi.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, ha preso in esame 49 articoli scientifici internazionali contenenti i dati di 193 pazienti colpiti da leucoencefalopatia multifocale progressiva. A questi sono stati aggiunti 34 pazienti italiani, i cui dati clinici sono stati raccolti e resi disponibili da un gruppo di studio nazionale costituitosi a questo proposito.

La leucoencefalopatia multifocale progressiva, causata dal virus JC, presente in larga parte della popolazione e che diventa pericoloso solo di fronte a situazioni di depressione immunitaria, è una patologia gravissima, frequentemente mortale.
L’idea alla base del trattamento di plasmaferesi è di eliminare dal sangue il farmaco, ripristinando rapidamente l’azione del sistema immunitario. Ma questo intervento non si traduce in un reale beneficio per il paziente, né dal punto di vista della mortalità, né da quello della disabilità futura. Al contrario, tale trattamento potrebbe peggiorare l’esito dell’infezione, favorendo una risposta infiammatoria esagerata nel cervello.

La rapida eliminazione di Natalizumab dal sangue attraverso la plasmaferesi non dà benefici maggiori di quelli che si ottengono dalla semplice sospensione del farmaco.
Considerando i costi e i rischi associati alla plasmaferesi è necessario valutare con molta cautela il suo impiego in quei pazienti trattati con Natalizumab che sviluppano questa complicanza.
I pazienti dovranno essere vagliati attentamente, caso per caso, prima di decidere come agire. ( Xagena2017 )

Fonte: Neuromed, 2017

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